Siamo condannati ad amarci. Oppure a farci solo danno tutto il tempo, l'un l'altro, come imbecilli.

domenica 24 ottobre 2010

Da donne a Sindaco. Sul confronto con il mondo mussulmano: lettera aperta ai candidati Sindaci di Milano

Ricevo, e volentieri propongo non solo a nome mio:
Siamo un gruppo di donne che, come si sa che fanno le donne, commentano fra di loro e, come quasi tutte le donne che si pongono dei problemi oggi, sentiamo il disagio di non essere rappresentate da nessuno: nessuno (donne in politica comprese), pare che raccolga le nostre istanze e porti da nessuna parte il minimo pensiero che rispecchia i nostri.

Cogliamo dunque l'occasione dell'attenzione che in questi giorni va ai candidati sindaci per le primarie del Centro Sinistra (che come da copione sono tutti maschi), per rivolgere loro una domanda (e implicitamente relative richieste) su un argomento un po' spinoso... cioè i rapporti con il mondo mussulmano e relative problematiche.

Secondo quello che constatiamo parlando fra di noi, a noi pare che Milano abbia bisogno di un grande confronto con le sue componenti multietniche (e, per inciso, senza previlegiare una in particolare rispetto ad un’altra). Ma in questo caso non parliamo di etnìe, ma di religione: i candidati sindaci, infatti, si trovano a dover rispondere a richieste che provengono da una comunità fatta da provenienti da molti Paesi, il cui comun denominatore è solo la religione mussulmana.
Data la composizione della Milano immigrata, certamente c'è chi sente il bisogno di un grande luogo di incontro e cultura mussulmana, che sia anche luogo di preghiera.
Moltissimi che hanno paure più o meno indotte, e dunque anche razzistiche, si oppongono totalmente temendo che dietro tali luoghi si coltivi il fondamentalismo, con cui ormai (purtroppo) da molti l'Islam in toto viene confuso. E su questo va detto, senza voler entrare nelle molte polemiche che questo argomento può sollevare, che fra religione islamica e islamismo ci sono importanti differenze. Dietro questo apparente cavillo esiste veramente un problema importante, di cui trattano anche autorevoli studiosi di cultura e religione mussulmana; molti dei quali sono, appunto, mussulmani: pacifici e democratici.
Ma queste confusioni nascono anche dal fatto che di certi argomenti non si parla in modo abbastanza sereno, sono diventati sorte di tabù: da destra la tendenza è di demonizzare (salvo poi fare lucrosi affari con regimi religiosi autoritari), da sinistra di tollerare troppo acriticamente anche l'intolleranza altrui, per tema di non essere abbastanza tolleranti.
Ora, il fatto che (da destra e da sinistra, e per ragioni diverse), si glissi su importanti distinguo che si dovrebbero fare quando si parla del mondo mussulmano, o ci si confronta con esso, preoccupa non solo noi, ma soprattutto molte donne mussulmane dei più svariati Paesi (o di provenienza o cultura araba), le quali sono le prime vittime di un disegno che stravolge il dettato religioso a fini autoritari e guerrafondai. Solo per fare un esempio, citiamo le donne resistenti iraniane; ma in realtà parliamo anche di tantissime donne comuni che incontriamo ogni giorno: al mercato, davanti a scuola, per la strada.
La stessa confusione danneggia i numerosi mussulmani democratici e pacifici, che finiscono per restare senza voce, non rappresentati e non ascoltati. In particolare quelli che hanno subito (o subiscono), nei Paesi d'origine, dure repressioni da regimi gravemente autoritari; ma, nella loro resistenza, non sono sostenuti quasi da nessuno. Da destra li si usa come scusa per fomentare altre guerre, da sinistra li si ignora...
Così essi non trovano ambiti in cui esprimersi. Perciò svaniscono in un’assenza in cui paiono assentire: e nella quale, invece, si sentono solo impotenti. Qualcosa da cui si fa fatica ad uscire.. come da una ragnatela: una condizione che noi donne, che sembriamo oggi complici in massa del velinismo, conosciamo molto bene.
E, a questo proposito, non è vano ricordare che nel mondo mussulmano esistono anche le donne: cioè una categoria che riunisce in sè la condizione di essere mussulmana, e anche donna; e non tutte, specie trovandosi a vivere in una società occidentale, si identificano con rigide leggi religiose. Quello che abbiamo osservato è che, quando in Italia hanno iniziato a essere numerose, molte di queste donne che desideravano costruire un tessuto di emancipazione si sono riunite in associazioni in grado di rappresentarle; fra queste ne citiamo una per tutte, l'Acmid. E' naturale che queste forze cercassero, inizialmente, confronti con i settori più democratici del paese: dunque con l'area di sinistra.
Ma: tanta è stata l'indifferenza che hanno incontrato, che alla fine molte sono, letteralmente, cadute nelle mani di una destra che le ha strumentalizzate e in numerose occasioni usate come una clava. La stessa clava che, facendo roteare la paura dell'integralismo, vince fatalmente, sempre, le elezioni: e le vince NON con la legalità contro l'integralismo, ma con il razzismo contro l'integrazione.
A noi piacerebbe, invece, che qualcuno vincesse le elezioni nel nome di veri valori egualitari, che non mettano in secondo piano, rispetto alla tolleranza per tutti gli immigrati, la legalità e l'opposizione ferma ed esplicita a qualunque integralismo (e dunque sostenendo in modo inequivocabile diritti umani pieni e completi anche per le donne, di qualunque religione siano).

Su questo assunto la nostra richiesta ai candidati Sindaci è di assumere una posizione chiara, che citi esplicitamente anche la condizione femminile. E cioè che, nel cercare di gettare ponti con le comunità immigrate lo si faccia davvero nell'interesse di tutti: donne comprese. In questo caso, dunque, qualora si spendano promesse per la creazione di centri islamici, pur stabilendo la massima accoglienza, vorremmo che tali promesse fossero espresse anche ponendo, in modo esplicito, pregiudiziali ineludibili:
a. sulla necessità di rispettare integralmente le nostre leggi e,
b. sul rifiuto a tollerare, per nessuna ragione, che i diritti delle donne mussulmane che desiderano emanciparsi dalla tradizione siano calpestati in nome di una "diversa cultura".


La "lettera" finirà nella pletora di lettere aperte che sommergono i candidati sindaci e nessuno di loro la vedrà. Grazie a voi, però, per i vostri pareri. Per finire, così, per chi è interessato, segnalo un post dello UAAR dedicato alla campagna contro la sharia in Ingilterra, "una legge per tutti".

8 commenti:

  1. Se (fra i 4 gatti che ogni tanto passano di qua) passa qualcuno, a lui chiedo per favore se avrebbe voglia di rispondere lui a questa richiesta..
    Cioè, tu (che passi per caso di qui), se fossi un candidato sindaco, cosa risponderesti..?

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  2. E' proprio in quei punti che si riassume il tutto.

    In Italia una sola cosa va 'rispettata' ed è la LEGGE-
    Il resto è tollerato se non la infrange.

    Noi abbiamo il primato della costituzione, non di Cristo, Maometto o altri.

    Per questo primato abbiamo combattuto e combatteremo ancora se sarà necessario.

    Ciao :-)

    Gio

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  3. Dissento da Gio, che però ha un gran bel blog.
    Se fosse rispettata la Legge, in Italia si starebbe in un posto molto più simile ad un luogo Civile. Il dramma è proprio l'eccesso di tolleranza che si ha verso chi la infrange nel momento in cui, chi la infrange, è ricco o estremamente ricco.
    Sicuramente noi abbiamo una Costituzione che è una delle più evolute; nel senso che tende ad un modello di Civiltà molto alto, che non è realizzato in nessun luogo. Non si capisce perché debba essere per forza un'utopia. Non si capisce perché, anche se difficile da raggiungere (anzi, lo si capisce fin troppo bene!), debba essere oggetto di attacco continuo, soprattutto da parte di una frangia di faccendieri collusi e corrotti, senza che le più alte personalità politiche che dovrebbero opporsi allo scempio, si oppongano, appunto. Le eccezioni sono veramente insignificanti rispetto ad una vera presa di posizione, anche se encomiabili.
    Per quanto riguarda l'ultima domanda che fai, Gioia, cosa ti risponderei?
    Se fossi io il candidato sindaco, non durerei un giorno. Io sarei circondato da donne. Sono femminista convinto, e non me ne vergogno. Senza la donna, lo vediamo: il mondo sta andando a rotoli. Stiamo rimandando l'inevitabile. O avremo una parità oggettiva rispetto alla gestione delle politiche umane o periremo del male che noi stessi, col nostro egoismo, abbiamo creato; depredando il nostro pianeta di tutte le risorse, senza scrupolo; riempiendolo di rifiuti e veleni, senza curarci degli effetti futuri, nell'indifferenza, con poche e marginali eccezioni che, anche se encomiabili, non saranno servite a nulla. Io non durerei un giorno: sarei ucciso in men che non si dica.
    P.S.
    Scusa se sono latitante, ma ho il computer che mi sta tradendo alla grande, e non sono in grado di seguire il web come vorrei. Ti ringrazio di cuore per avermi richiamato all'attenzione del tuo bellissimo post.

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  4. In effetti Roby ho sbagliato: avrei dovuto scrivere che solo la legge andrebbe rispettata se volessimo vivere in modo 'civile', e che il resto andrebbe tollerato solo se non l'infrangesse.

    Grazie dei complimenti :-)

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  5. grazie a te Roby, e grazie a Gio! a me non sembra affatto che la pensiate diversamente.. mi sembra che entrambi diciate: bisognerebbe far rispettare la legalità, punto; e mi sembra che Gio sottintenda che far rispettare la legalità non comporti affatto non essere accoglienti con tutti gli immigrati. Costituzione in testa, da noi "legalità" dovrebbe essere anche lotta massima al razzismo e rispetto dei diritti di tutti.
    Certo che, riguardo alla nota "anomalia" che citi tu, se le leggi vengono distorte per non rispettare più questi concetti, i problemi si fanno veramente spinosi.. ma questo a qualunque livello: non solo dei ricchi sfondati, ma anche sul piano degli integralismi (appunto). Però qui si andrebbe troppo fuori tema da questo post.

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  6. Sono per il do ut des: ti offro quella che 'ritengo' sia la mia civiltà, accetto quella che 'ritengo' sia la tua.
    Ma non in fatto di religione; la religione non deve essere fattore discriminante.
    Dicendo 'civiltà', intendo la convivenza tra genti diverse, con pari dignità, di sesso e religiose, con pari rispetto assoluto delle leggi di chi accoglie, e che su queste 'ritiene' di basare la propria civiltà.
    Se questa adesione comporta dei distinguo insormontabili da parte di chi entra, non credo sia né possibile né accettabile la convivenza.
    E, se questo mi porta l'accusa di razzismo, me la prendo, pur conscio che il razzismo è ben altra cosa.

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  7. Finalmente trovo il tempo di intervenire.

    A questa richiesta risponderei così:

    Care donne mussulmane, voi fate richieste che nulla hanno a che fare con il denaro e purtroppo la politica italiana, da quella nazionale a quella delle amministrazioni locali, ruota attorno alla aleatoria figura del "SOLDO".
    Sine pecuniae cantantur missae e dunque trovo molto difficile l'eventualità che le vostre richieste vengano mai prese realmente in considerazione, perchè la schiera di politici disinteressati al denaro, che fanno questo lavoro per "amor patrio" è oramai ridotta all'osso.
    Se si potesse generare guadagno dalle vostre richieste probabilmente sareste accolte in pompa magna fin nel cuore della vita politica di sinistra o di destra del paese, ma purtroppo venite ignorate perchè a nulla porterebbe il sostegno della vostra causa in termini monetari.
    Cordiali saluti, uno pseudosindaco qualunque.

    Detto questo torno ad esse Rospo e confermo questa mia idea, barbara, ma concreta, sicuramente scottante, ma tangibile, che se non c'è profitto non c'è interesse politico, se c'è possibilità di speculazione allora c'è interesse. La relazione di proporzionalità tra questi due fattori è assolutamente il punto cardine di tutta la questione, a prescidere dalle leggi italiane, dalla costituzione e dal rispetto della costituzione stessa.

    Saluti.

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  8. Belle domande, da fare a un sindaco e da fare a tutti.
    http://donne-e-basta.blogspot.com/

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