Siamo condannati ad amarci. Oppure a farci solo danno tutto il tempo, l'un l'altro, come imbecilli.

lunedì 20 giugno 2011

Porre fine all'occupazione della Palestina: un appello dalla società civile israeliana

Riconoscere uno stato palestinese sulla base dei confini del 1967 è vitale per l'esistenza di Israele
Noi, cittadini di Israele, invitiamo l'opinione pubblica a sostenere il riconoscimento di uno Stato democratico Palestinese come conditio sine qua non per giungere alla fine del conflitto e ottenere territori concordati sulla base dei confini del 1967.
Il riconoscimento di tale Stato Palestinese è vitale per l'esistenza di Israele. E' l'unico modo per garantire la risoluzione del conflitto attraverso negoziati, per prevenire lo scoppio di un'altra fase massiccia di violenze e il rischio di un isolamento di Israele nel mondo. 
Una riuscita applicazione degli accordi richiede due leadership, quella israeliana e quella palestinese, 2 soggetti che si riconoscano a vicenda, scelgano la pace e ad essa si considerino vincolati.
Questa è l'unica politica che possa mettere il destino di Israele e la sua sicurezza nelle sue proprie mani. Qualsiasi altra politica è in contraddizione con le promesse stesse del sionismo e con il bene del popolo ebraico.
Noi sottoscritti invitiamo quindi tutti coloro che aspirano alla pace e alla libertà per tutte le Nazioni ad unirsi a noi nel dare il benvenuto alla Dichiarazione di Indipendenza Palestinese e nel sostenere gli sforzi dei cittadini dei due Stati per mantenere relazioni pacifiche sulla base di confini sicuri e di buon vicinato. 
La fine dell'occupazione è condizione fondamentale per la liberazione di entrambi i popoli, per la stessa applicazione della Dichiarazione di Indipendenza di Israele e per un futuro comune di pacifica coesistenza.
Seguono numerosissime firme. Fra i numerosi firmatari ci sono nomi di grande rilievo in Israele, come l’ex presidente della Knesset, Avraham Burg; Alon Liel (ex direttore generale del ministero degli Esteri);  Itzhak Galnoor  (ex capo della Commissione per il servizio civile), il diplomatico Ilan Baruch (che fu ambasciatore in Sud Africa e nelle Filippine); premi Nobel come il prof. Daniel Kahneman; l’ex presidente dell’Accademia delle scienze di Israele Menahem Yaari e altri autori e studiosi di fama internazionale.

Di questo recente appello lanciato dal cuore di Israele (e pubblicato da Haaretz news) mi ha colpito soprattutto una cosa: da noi ne hanno parlato, a fine maggio, i siti specializzati; ma poi la cosa è praticamente CADUTA. L'appello era rivolto all'Europa; avrebbe dovuto scatenare una corsa di sostegno, che ne so.. una gara a portare solidarietà, ringraziamento e aiuto! e invece, nemmeno ora in occasione della criticatissima kermesse di Milano, "Israele che non ti aspetti", nessuno mi pare ne abbia fatto cenno. Che peccato! non credete? o forse sono io distratta! non so.. voi lo sapevate?
E non mi era certo sfuggito per disinteresse.. a me interessa molto vedere che si muove, anche in Israele, una società civile che al suo interno cerca di opporsi a una politica di governo violenta, autoritaria e guerrafondaia (come su altri piani cerchiamo di fare noi con il nostro disgraziato Governo),  
Comunque ora che lo so io sottoscrivo e firmo, ovvio - e immagino che moltissimi altri moscerini come me, cioè che non contano un bel niente, firmino anch'essi silenziosamente nel proprio cuore.
Mi piacerebbe vedere che sottoscrivono e firmano anche tutti coloro che sono a vario titolo impegnati contro l'occupazione della Palestina e per la pace. Vorrei vedere l'elenco dei firmatari di questo appello così lungo che non si arriva alla fine... 
E che invece si giunga alla fine di uno strazio che è durato anche troppo, perché troppi sono gli INTERESSI a tenerlo ben vivo e profondamente radicato: interessi privati che impazzano da entrambe le parti e in tutto il mondo. 

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